domenica 13 marzo 2011

Oval (Markus Popp)+ Alexander Tucker’s Imbogodom


15.01.11 - Islington Mill – Salford – Manchester
Doppio appuntamento quello dell’Islington Mill che mette in fila due figure importanti della scena elettronica; ad aprire la serata Alexander Tucker con il suo side project Imbogodom curato insieme al misconosciuto sound artist Neo Zelandese Daniel Beban, che per l’occasione non sarà sul palco con il nostro. L’occasione è ghiotta per sentire come suona dal vivo il loro album di debutto The Metallic Year, uscito in sole 500 copie vinilitiche per la Thrill Jockey. Subito dalle prime note si capisce come ci sia poco spazio per i 40 minuti successivi trovare una via di fuga alla trance indotta da una ambient di origine psicotropa, rumorismi e smanettamenti elettronici che con l’aggiunta della voce di Tucker e altre parti vocali, in alcuni casi mandate in reverse, creano litanie alienanti, drammatici istanti di suspense sciamanica. La bravura di Alexander, benchè privo della spalla Daniel, sta nel riuscire a creare una suite unica senza soluzione di continuità tra un brano e l’altro, suoni notturni ispirati dagli esperimenti a nastro della BBC Radiophonics Workshop. Anche dal vivo, quindi, il progetto non delude affatto, anzi rafforza ancora di più l’idea di  Alexander Tucker-Ingobodom come un compositore che continua nella tradizione di pionieri sonici quali Terry Reley e Steve Reich per portare nuovi suoni da vecchie fonti.

L’atmosfera cambia radicalmente quando sul palco si presenta Marcus Popp, aka Oval (anche lui della scuderia Thrill Jockey). Personalmente devo dire che la curiosità è tanta vista anche la mancata presenza di Oval dal circuito discografico per ben dieci lunghissimi anni e l’uscita di “O”, doppio cd con ben 70 tracce mi spinge a chiedermi come riuscirà a trasportare nella dimensione live quelle piccole miniature che compongono il ritorno su formato fisico dell’artista berlinese. Considerati I pionieri della glitch music ,il progetto è attivo dal 1993 prima come trio poi, dal 1995, nelle sole mani di Markus Popp, che fanno dell’ “errore digitale” il punto di partenza per le proprie composizioni destrutturate. Presenza assai importante nel corso del live è il suono della chitarra che nella prima parte riporta a paesaggi lontani in odore di Sol Levante con l’aggiunta di una parte percussiva, non indifferente, per dare volume alla manomissione del suono attraverso l’utilizzo di un “vecchio laptop” (uno di quelli economici, ha confessato Markus avvicinato alla fine del set), chitarra preparata e theremin. L’impressione generale è che comunque anche da solo Oval riesca a dare una vera e propria esperienza di “gruppo musicale”.  Benchè il live sia composto da piccole strutture che creano dei micro luoghi temporanei delicatamente collegati tra loro da interferenze mai buttate lì a caso, il flusso sonoro vibrante e timido, ma allo stesso tempo brutale nella sua semplicità d’animo, ha dalla sua delle strutture di suono estremamente complesse che richiedono un’ attenzione pienamente condivisa dal nutrito pubblico che è accorso per questa serata.Il live si chiude con un voto pieno e fa del ritorno di Markus Popp un appuntamento lungamente atteso, nella speranza che non trascorrano altri dieci anni visto che Oval è riuscito a sviluppare un nuovo metodo di fare musica quasi fosse una band a tutti gli effetti.Meta-music for the soul.
(Blow Up - Marzo '11)

Dieter Moebius


07.11.10 - Islington Mill-Salford - Manchester
L’occasione è veramente ghiotta, vedere live una delle colonne portanti della scena Kraut-Rock di questi ultimi 40 anni, fondatore dei Cluster e Harmonia, collaboratore di Brian Eno e Conny Plank, Dieter Moebius porta sul palco dell’ Islington Mill di Salford (Manchester) il meglio della sua produzione solista.
Attraverso un suono mai banale e soprattutto non rinchiuso in un ambient isolazionista, Moebius ci fa ripercorrere a ritroso quello che di fatto ha influenzato nel corso di questi anni una moltitudine di artisti elettronici odierni.

Minimalista nell’approccio ma massimalista nell’esecuzione, Moebius sviluppa il disagio malato e la sofisticazione atmosferica evocando un safari sonico quanto mai bizzarro nell’affrontare quelli che sono i paesaggi in un ipotetico viaggio verso l’oriente:  si va dalle atmosfere arabeggianti fino a spingerci sulle spiagge di Goa attraverso un trip che non è solo mentale ma anche fisico, fino a  far ballare il parterre che si lascia trasportare comodamente nella sua agitazione.
I suoni sintetizzati che ricordano vagamente Vangelis sono la vera forza della performance e la chiave del suo successo, fino a spremere il ritmo in un crescendo appassionante e disorientante .
In definitiva Moebius non soffre come molti altri artisti ambient di eccessiva boria; molto spesso, infatti, c’è il rischio di trovarsi di fronte a suoni “sperimentali” troppo simili che sono il risultato dell’artista rinchiuso nel proprio studio di registrazione a giocherellare con il suono: questo fa sì che la musica venga creata nel suo ambiente accogliente, ermeticamente chiusa. Moebius, invece, riesce ad evitare questa trappola e il live alla fine risplende di vivacità e freschezza.
E’ incoraggiante sapere che esista ancora un tecnico sonico di questa caratura e scoprire che la sua musica non è invecchiata ma anzi sicuramente progredita nel corso del tempo: questa potrebbe essere un’ ulteriore lezione per i giovani producers in corso d’opera.
More Info: http://www.dietermoebius.de/
(musicusconcentus.com - Dicembre '11)